CENSURA/PROIBIZIONISMO e “LIBERTÀ” a confronto
Come molti di voi, anche io mi trovo a cavallo tra due epoche o generazioni, sia musicali, che di vita.
La differenza tra questi due estremismi è sensibile. Abbiamo vissuto l’eccesso dell’uno e dell’altro.
Pensate negli anni ’60 esisteva una Commissione di ascolto che decretava se le canzoni fossero idonee per essere trasmesse in televisione o in radio e nel caso in cui non avessero passato la selezione, veniva applicato un bollino in cui c’era scritto “non trasmettere” o “non idoneo” a seconda dei casi, oppure “scartato”, se il problema era tecnico sulla qualità del disco. Nei primi due casi, la destinazione del brano poteva essere solo esclusivamente utilizzato a fini discografici.
Sembrerebbe che la famosissima canzone di Mina che oggi conosciamo con il titolo “l’importante è finire”, all’inizio si intitolava “l’importante è venire” e proprio a causa di questo titolo chiaramente allusorio alla sfera sessuale, venne censurata e bandita dalle trasmissioni Rai e in radio.
Oggi stiamo vivendo l’esatto contrario, non esiste più una tutela in grado di salvaguardare l’etica e l’arte. Grazie a potenti strumenti di pubblicazione che permettono, dietro corrispettivo, un’enorme visibilità, oggi non c’è più chi garantisce realmente la tutela e la selezione dell’arte.
Esattamente quello che ha attraversato l’adolescenza dai nostri tempi ad oggi. Era più bello conquistarsi il tutto senza avere niente, oppure avere tutto senza conquistarsi niente?
Simona Quaranta
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